“Un abuso di fiducia e di potere”

“A metà degli anni ‘80 stavo affrontando la depressione, così mi rivolsi a don Gottfried Ugolini che capì subito che diversi anni prima io avevo subito un abuso, ma mi diede il tempo di prenderne consapevolezza. Poi, con il passare degli anni, riconobbi nella mia vita le conseguenze di 5 anni di abusi sessuali: il rapporto con gli uomini, la mia sessualità, la mia vita rovinata”. A raccontarlo è Laura (nome di fantasia), altoatesina abusata per 5 anni da un sacerdote, suo parente, di una Diocesi del Centro Italia. Il primo ad ascoltare la sua storia fu proprio don Ugolini, responsabile diocesano per la tutela dei minori, promotore de Il coraggio di guardare iniziativa che, all’inizio di questa settimana, ha portato alla pubblicazione del report sugli abusi nella Chiesa cattolica in Alto Adige.
Dopo il confronto con don Ugolini, lei si rivolse al Centro di ascolto per casi di abuso all'interno della Chiesa della Diocesi di Bolzano-Bressanone. Com’è avvenuto questo incontro? Si è sentita ascoltata?
Con Ugolini iniziai a parlare circa 15 anni dopo essere stata abusata, perchè soffrivo di depressione. A un certo punto fu lui a dirmi: “Ma ti rendi conto che hai subito un abuso sessuale?”. Io non ne ero consapevole, anche perchè allora di questi temi non si parlava. Poi, nel 2010, ascoltando un servizio al TgR, ho scoperto dell’esistenza del Centro di ascolto. Chiamai dopo altri 10 anni, nel 2020, in pieno lockdown. Mi sono detta: “Ora è il momento di parlarne”. In quell’occasione ho incontrato una persona magnifica, che mi ha accolta, senza mai mettere in dubbio una sillaba di ciò che dicevo. Mi sono sentita compresa e rispettata. In me sono spariti il senso di colpa e la paura di non essere capita.
Leggendo il recente report sembra essere chiaro: avere il timore di non essere compresi e ascoltati è una condizione comune alle vittime di abusi.
Alle volte, come nel mio caso, ci si rende conto molti anni dopo di essere stati abusati. E serve ancora del tempo per riuscire a parlarne. Personalmente, sono stata abusata nel periodo dell’Università, quando studiavo fuori regione. Avevo dai 19 ai 24 anni, ero quindi minorenne (si diventava maggiorenni a 21 anni NdR) e frequentavo la parrocchia di un convento. Qualcuno potrebbe dire: “Ma come, a quell’età potevi difenderti!”. Non è così: il mio abusatore era un mio parente. E non era neppure un semplice sacerdote, era il superiore del convento. Quindi tutti si fidavano di lui.
“ Credevo che sapesse cosa stava facendo. Mi dicevo: “Lui sa cos’è il bene e cos’è il male. Invece mi ha rovinato la vita, mi ha rovinato la sessualità”
E quindi questo le ha impedito di accusarlo?
Esattamente. Io stessa mi fidavo di lui. Credevo che sapesse cosa stava facendo. Mi dicevo: “Lui sa cos’è il bene e cos’è il male”. Inoltre ero stata educata ad obbedire ai “più grandi”, sempre e comunque. Lui aveva l’età di mia mamma e questo mi ha portata a non reagire, accettando tutto. Sapeva bene che nessuno avrebbe messo in dubbio le sue affermazioni. Anche per questo io ho iniziato a parlare solo quando era già deceduto. Non avrei mai avuto il coraggio di parlarne prima: talmente grande era la fiducia di cui godeva che non solo nessuno mi avrebbe creduto, ma mi avrebbero screditata.
Questo è un altro dettaglio evidenziato dal report: alcune vittime non hanno parlato perchè altrimenti temevano di essere emarginate.
L’abuso che ho subito è stato in primis un abuso di fiducia e di potere. Il prete sapeva che le persone si fidavano, e quindi poteva permettersi di tutto. E nel mio caso, questa sicurezza, si è manifestata in un abuso sessuale.
Secondo lei, questo prete ha abusato di altre persone?
Non credo, ma non posso esserne certa
C’era qualcuno, nel convento o ai vertici della Diocesi, che sapeva ma che non ha parlato?
Ci ho pensato molto proprio in questi giorni. Gli altri preti del convento conoscevano il prete in questione, quindi sapevano che mi veniva a trovare. Credo ci fossero dei dubbi, ma non sono stati mai espressi. Nessuno ha detto nulla. D’altronde era lui il superiore. Chi mai gli avrebbe rivolto un’accusa?
E quindi la Diocesi del posto non lo ha mai saputo?
Esatto. Solo qui a Bolzano-Bressanone si è iniziato un percorso di ascolto. Nel resto d’Italia, purtroppo, si nasconde tutto, si difende il sacerdote, che è la figura santa e immacolata della Chiesa. Non si prendono le parti della vittima.
È cambiato il rapporto che ha con la Chiesa cattolica?
No. Sapevo di essere stata offesa da un membro del clero, ma ho sempre saputo che la Chiesa è qualcosa di più. Sono sempre stata fedele alla Chiesa, anche se l’abuso c’è stato e mi ha fatto male.
Invece, è cambiato il suo rapporto con la figura maschile, con gli uomini?
Si. E’ stato rovinato a causa dell’abuso subito da parte del prete. Ma non solo: lui mi ha rovinato la vita, mi ha rovinato la sessualità. Mi aveva inculcato idee come: il sesso è cattivo, il sesso è peccato. Cercava di opprimerlo, tenendo solo ciò che piaceva a lui.
Ha mai recuperato questo rapporto?
Si. Ho riparato la ferita. A 55 anni mi sono sposata. Ho trovato un uomo veramente buono e comprensivo, che ha saputo ascoltarmi, perchè gli ho raccontato tutto, anche per chiarire che io non fossi come un’altra donna sul piano sessuale. Mi ha accolta e mi ha reso di nuovo felice.
“Spostare i parroci che commettono abusi, come fatto fino ad ora, non ha senso. Non solo non si risolve il problema, ma si allarga”
Che pezzi sacerdoti di MERDA!
Che pezzi sacerdoti di MERDA!