Lavoro, il paradosso dell'Alto Adige

La situazione occupazionale in Alto Adige è paradossale: a fronte di tanta richiesta di lavoratori non cambiano le condizioni degli occupati, con gli stipendi rimasti uguali da 5 anni a causa dei mancati rinnovi dei contratti collettivi. Gli altoatesini perdono così potere d’acquisto, oltre a dover far fronte anche all’inflazione e al caro vita. Nonostante le rassicuranti statistiche ASTAT è scuro il quadro che dipingono Gianluca Da Col, segretario provinciale dei lavoratori somministrati ed atipici (FELSA), e Ahmet Mulaj, membro della segreteria di federazione commercio turismo servizi, entrambe nella SGBCISL. I due sindacalisti, che si occupano anche dei settori maggioritari di commercio e turismo, hanno messo in luce le problematiche dei lavoratori sudtirolesi. Quello che emerge è la mancanza di un’adeguata cultura del lavoro che rende i dipendenti sprovvisti di mezzi per contrattare, anche laddove avrebbero margine per farlo.
SALTO: Quali sono state le principali sfide affrontate dai lavoratori e dalle lavoratrici altoatesine nel 2023?
Gianluca Da Col: Dai dati ASTAT emerge che l'occupazione in Alto Adige è stabile, anche perché c'è una mancanza di personale nella maggioranza dei settori e questo comporta che le professionalità vengano mantenute. Ciò che a me preme indagare per i settori che rappresento è però la qualità del lavoro. Nel commercio, ad esempio c'è un aumento generalizzato della flessibilità, quindi turni spezzati, lavoro festivo e domenicale che rendono la conciliazione famiglia-lavoro veramente difficile, soprattutto se parliamo di grande distribuzione. C’è poi l'altro grande settore, quello del turismo, dove generalmente abbiamo dei superminimi, ma in cui c'è una flessibilità ancora più estrema, è già tanto se nel periodo di alta stagione ti fanno godere del giorno di riposo. Lo stipendio poi è quello che è, ossia il minimo tabellare previsto dal contratto collettivo, qualcosa a livello territoriale c’è però è molto limitato.
Da cosa dipende questo stipendio non adeguato?
Da Col: Il grosso problema è che in Alto Adige ci siamo vantati per anni di avere degli stipendi più alti rispetto agli altri e di esseri competitivi rispetto al resto d'Italia, mentre adesso abbiamo l'esatto opposto, l'inflazione ha eroso il potere d'acquisto. Ci troviamo con casi di persone meridionali venute qui a lavorare che ritornano nel meridione perché lì pagano meno la casa ed il costo della vita è minore, a fronte di uno stipendio che, livello tabellare, è uguale dappertutto. Inoltre, gli aumenti nella contrattazione a livello territoriale sono molto bassi, purtroppo. Questo genera mancanza di competitività, basta andare in Austria, dove una cassiera guadagna circa 400, 500 euro lordi in più rispetto a una cassiera di Bolzano.
Ahmet Mulaj: Per comprendere la situazione possiamo utilizzare la busta paga di una commessa del quarto livello del settore commercio, che guadagna 1654 euro lordi, tra 1300 e 1400 netti, con una retribuzione lorda di 9 euro e 84 l’ora. Il contratto collettivo del settore del commercio per il quarto livello è scaduto da 4 anni e questo ha reso gli stipendi invariati, nonostante il caro vita che abbiamo in Provincia. Questa situazione è molto peggiorata con l'inflazione, arrivata l'anno scorso quasi al 10%, e che quest'anno rimarrà circa uguale.
Das -w e i t e r - W u r s t…
Das -w e i t e r - W u r s t e l n- mit -v e r f a l l e n e n- KOLEKTIV - VERTRÄGEN ist eine Frechheit der Arbeitgeber und zudem -k o n t r a - p r o d u k t i v-, da die STEIKs nicht gerade den ARBETs-EIFER fördern und ertrotzten NACHZAHLUNGEN als überfällige, zu lang vorenthaltene Entlohnung gesehen werden.
Und in Deutschland und…
Und in Deutschland und Österreich werden seit Monaten die Kollektivverträge erneuert mit Lohnerhöhungen von 10 und mehr Prozent. Sind es einmal nur 8 % bis 9 %, wie jetzt im österreichischen Handel, dann sind alle (Arbeitnehmer) unzufrieden und poltern gegen die eigene Gewerkschaft.
Warum 30 Jahre (!) nach…
Warum 30 Jahre (!) nach Abschluss des „Accordo interconfederale del 23 luglio 1993“, der als "Verfassung der kollektiven Arbeitsbeziehungen Italiens" bezeichnet wird, das italienische Kollektivvertragssystem immer noch die gleichen Funktionsdefizite aufweist wie damals, ist mir ein Rätsel: Sowohl bei der Produktivitätsentwicklung als auch bei den Löhnen gehört Italien zu den europäischen Schlusslichtern. Ja, es gibt Ausnahmen: hervorragende Branchenkollektivverträge, hervorragende territoriale (Zusatz)Verträge, hervorragende Betriebsabkommen. Wie sinnvoll wäre es, wenn auch Südtirol insgesamt eine dieser funktionierenden Ausnahmen wäre. Von einem funktionierenden, agilen, auf unsere Bedürfnisse zugeschnittenen Kollektivvertragssystem profitierten alle: Arbeitnehmer:innen (Entwicklung der Entlohnungen) wie Arbeitgeber:innen (Produktivitätsentwicklung). Rein rechtlich könnten die Südtiroler Kollektivvertragsparteien kollektivvertraglich sehr viel mehr regeln, sie müssen nur wollen.
Ich nutze die Gelegenheit, auf eine sprachliche Feinheit aufmerksam zu machen: In Deutschland werden Tarifverträge (mit jährlicher Laufzeit) abgeschlossen, in Österreich (mit jährlicher Laufzeit) und in Italien werden Kollektivverträge (mit zwei- bis dreijähriger Laufzeit) abgeschlossen. Wenn wir in Südtirol schon nicht die Laufzeit und die Lohnsteigerungen der österreichischen Kollektivverträge übernehmen können, sollten wir dennoch diese Bezeichnung verwenden.