Il caso inglese
Contro il volere della famiglia, le corti inglesi impongono la cessazione dei trattamenti sanitari per il giovane inglese: “è nel suo interesse”.
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Domenica Sputo Mo., 08.08.2022 - 17:30

Le questioni centrali del caso Archie, ferme restando le peculiarità del diritto inglese e della minore età, restano la differenza fra coma, stato vegetativo persistente e morte celebrale, oltre all’accanimento terapeutico e all’incapacità della nostra società ad affrontare l’evento morte.
Anche nei casi in cui è accertato che le funzioni celebrali sono definitivamente compromesse, e a tenere attivi cuore e polmoni sono macchinari, non mancano le strumentalizzazioni.
In Italia, la morte corrisponde alla cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell'encefalo (L. n. 578/1993), ma c’è chi gradirebbe una modifica di questa legge per determinare la morte in altro momento, con ogni conseguenza connessa…
In tutti questi drammatici e irreversibili casi, a prescindere dall’età del paziente, le uniche discussioni concrete fra personale medico-sanitario e famiglia non possono che essere sul come affrontare la morte, sul supporto psicologico nel lutto, nella piena consapevolezza che i trattamenti non possono più determinare alcun reale beneficio per il proprio congiunto. Non c’è altro dialogo, né decisione congiunta a cui aggrapparsi.

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