Bilanci
Le generazioni del dopoguerra cresciute in Europa occidentale non hanno da lamentarsi. Hanno vissuto a lungo in una condizione favorevole che ora mostra la sua precarietà
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Simonetta Nardin Sa., 28.03.2020 - 12:08

Tutto verissimo, Lucio, anche se potremmo discutere a lungo se il costo imposto agli altri fosse una condizione senza la quale non avremmo avuto il benessere che abbiamo, oppure se avremmo potuto cambiare molto, e stare meglio tutti, dentro e fuori dai nostri confini... Ma certo, resta il fatto che in una fetta minuscola del mondo ha davvero vissuto la generazione più fortunata del pianeta (nel senso in cui la descrivi tu) - ora la nostra prova sarà quella di una ricostruzione che non prevede la rimozione di macerie fisiche ma dovrà sormontare le rovine delle nostre certezze... L’imperativo categorico innanzitutto sarà quello di non dimenticare questi momenti, sfruttiamo subito le lezioni impresse nei nostri cuori e nei nostri cervelli per colmare il disperato bisogno di idee nuove... Forza, andrà tutto bene se non ci dimenticheremo quanto facilmente e improvvisamente può andare tutto storto.

Sa., 28.03.2020 - 12:08 Permalink
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Elisabeth Ladinser Mi., 15.04.2020 - 11:22

Danke, Lucio, für diesen Blick zurück! Wir westliche Europäer sind es in der Tat nicht gewohnt, irgendwelche Einschränkungen und Entbehrungen hinzunehemen, auch wenn es sich in den letzten Jahren sehr deutlich gezeigt hat, dass unsere Welt in ihrer Gesamtheit (Menschen und ökologische Systeme) durch unser Tun und Handeln dem Abgrund zusteuerte. Nur durch gezielte, konkrete Einschränkungen kann ein Kurswechsel vorgenommen, und damit ökologisches Gleichgewicht und soziale Gerechtigkeit auf der ganzen Welt, wenn nicht erreicht, so doch wenigstens als Ziel angesteuert werden. Viellicht, hoffentlich, läutet Corona diesen Kurswechsel ein!

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