La riflessione
Le linee guida sul linguaggio inclusivo della Commissione europea scatenano una pretestuosa polemica politica.
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Gianguido Piani Mi., 22.12.2021 - 18:36

La Commissione Europea ha un bisogno disperato di rivedere le sue regole linguistiche.
Quelle sulla scrittura delle Direttive, Regolamenti ecc.
Leggere una Direttiva, prendiamo ad esempio quella molto famosa sui dati personali (GDPR), richiede uno sforzo titanico. Sono formulate male, pasticciate, non vengono mai al dunque. Dove un ingegnere scriverebbe una tabella di poche pagine i giuristi UE sbrodolano per decine di pagine formule impossibili da capire per non iniziati. Balanzone e Azzeccagarbugli sono il modello mentale e linguistico cui si ispira la Commissione.
Mi fa piacere che suggeriscano di (cito dall'articolo)
"maggiormente considerare la prospettiva di chi ha una disabilità, di chi è più anziano, di chi appartiene a una minoranza."
Ebbene, hanno pensato alla minoranza (o forse non proprio minoranza) che trova demenziale l'ipercontrollo e verifica su tutte le transazioni online dovute alla Direttiva PSD2 sull'autenticazione forte sui servizi bancari? Tutto lo scambio di codici di controllo per smartphone e' forse facile per la giovane Malika, molto meno facile per l'anziano Julio con solo un vecchio PC, nessuno smartphone e nessuna possibilita' di installare app che tutti gli impongono proprio causa PSD2.
Suggerirei di pagare i megastipendi brussellesi solo a quei funzionari che fossero in grado di scrivere le Direttive secondo i modelli linguistici della Costituzione italiana. O delle altre Costituzioni, che tendono di solito a essere molto chiare e comprensibili. Un linguaggio chiaro, tra l'altro, rispecchia idee chiare.
Chiedo troppo?

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