SALTO Gespräch
L’orafo bolzanino Gagik “Gago” Khalatyan racconta la sua nuova avventura come oste del primo ristorante armeno del Sudtirolo. Una storia di ritorni, pietre – e melograni.

Anche mia madre sa poco di me”. È restio alle interviste, si auto-definisce un timido. Ma poi, quando parla, assume un tono lapidario e diretto. “Posso dirlo: mi piace cucinare, altrimenti non aprirei un locale”. È uno dei più noti e apprezzati orafi di Bolzano, con il suo laboratorio di via Palermo. E ora, Gagik Khalatyan detto “Gago” è anche il nuovo gestore d’una trattoria armena in via Rovigo lì dove c’era il Persefone di Carlo Gresta, oste eclettico, ruvido e al contempo generoso che dopo vent'anni di attività ha chiuso nell’estate 2024. Molti si erano chiesti se per il quartiere di Europa-Novacella fosse arrivata l’ennesima serranda abbassata per sempre. Ma Gago ha raccolto il testimone e con “Casa Nur” si presenta come il degno erede di Carlo, grazie a una cucina attenta e uno dei locali meglio arredati del capoluogo.

SALTO: Da orafo a oste, com’è nata l’idea di aprire un ristorante?

Gagik Khalatyan: Aprire una “trattoria armena” era un sogno che avevo da sempre. Fare qualcosa di mio, creare un luogo che fosse accogliente, che raccontasse qualcosa della mia cultura. Continuavo a cercare finché, un giorno, è saltato fuori questo locale storico in via Rovigo. Il vecchio gestore era stanco, ho colto l’occasione, ho fatto un anno di lavori – andati più a lungo del previsto – e adesso siamo qua e lavoriamo. La mia squadra è molto in gamba. È tutto molto semplice: le cose semplici sono le più belle.

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