Olimpiadi 2026
I ricorrenti di Lacedel e Mortisa chiedono un’altra sospensiva per la cabinovia di Cortina, contestata l’occupazione d’urgenza per realizzare l’impianto per “gravi vizi di illegittimità”.

Prosegue la battaglia giudiziaria dei residenti di Cortina contro la cabinovia Socrepes, la maxi-cabinovia prevista tra le nuove infrastrutture per le Olimpiadi Invernali di Cortina 2026. L’8 agosto i ricorrenti delle frazioni di Lacedel e Mortisa di Cortina d’Ampezzo hanno impugnato davanti al TAR del Lazio il decreto di occupazione d’urgenza per la realizzazione dell’impianto a fune Apollonio\Socrepes depositando motivi aggiunti e nuova istanza cautelare. Al provvedimento vengono contestati i gravi vizi di legittimità, tra cui: l’assenza del progetto esecutivo, la mancanza di opere preventive di messa in sicurezza in un’area a rischio idrogeologico e geomorfologico, nonché l’inversione delle fasi procedimentali, con l’occupazione disposta prima delle necessarie verifiche tecniche e ambientali. Gli stessi avevano fatto un primo ricorso per la sospensiva ma fu rigettato in quanto non erano ancora iniziati i lavori.

A sostegno della contestazione, le relazioni tecniche di Eros Aiello, geologo del Centro di GeoTecnologie (CGT) dell’Università di Siena documentano chiaramente la fragilità geotecnica dell’area e l’inadeguatezza delle misure progettuali previste per garantire la stabilità dei versanti e la sicurezza idrogeologica. I ricorrenti ricordano che esistono già cabinovie moderne e sicure  che collegano il centro di Cortina a tutte le aree sciistiche olimpiche, rendendo il nuovo impianto superfluo, citando ad esempio la cabinovia a 10 posti Col Drusciè, ricostruita nel 2019 e la cabinovia Cortina Skyline aperta nel 2021. 

Il cantiere della pista da bob di Cortina. Foto: Voci di Cortina

Secondo i residenti, l’azione giudiziaria ha già avuto un primo effetto: le istituzioni hanno stanziato 7 milioni di euro aggiuntivi per monitoraggi e mitigazioni paesaggistiche, inizialmente assenti dai piani. Una misura che dimostrerebbe, a loro giudizio, la gravità dei rischi e l’entità delle spese di gestione e manutenzione che peseranno sull’opera fino al 2076.

A rafforzare le contestazioni, il recente Decreto Economia (agosto 2025) e le dichiarazioni del Commissario straordinario del Ministero delle Infrastrutture, insieme a quelle di SIMICO S.p.A., hanno riconosciuto l’insufficienza delle indagini geologiche svolte finora. Proprio per questo i fondi sono stati incrementati, segnale – secondo i ricorrenti – della fondatezza delle censure e della mancata sicurezza del nuovo impianto, previsto in un’area di straordinario pregio paesaggistico tutelata dall’UNESCO.

Ad oggi, il progetto di dettaglio non è ancora stato approvato dall’ANSFISA, ente competente per le infrastrutture di trasporto pubblico. L’udienza cautelare è fissata per mercoledì 27 agosto 2025 davanti al TAR del Lazio e rappresenterà un passaggio decisivo, dovendo l’impianto essere operativo già prima del 6 febbraio 2026.