Nach dem Referendum
Beim Referendum kam wieder einmal das Wahlrecht der Auslandsitaliener ins Gerede. Sollte da etwas verändert werden? Plädoyer für ein Jein.
Bild
Profil für Benutzer Alessandro Stenico
Alessandro Stenico Di., 17.01.2017 - 19:30

Come modificare la materia:
1. Non conteggiare nel quorum di partecipazione ai referendum il numero degli elettori residenti all’estero, così come succede per i referendum comunali ad esempio nei comuni del Trentino;
2. Far votare solamente su esplicita richiesta i cittadini emigrati all’estero nell’ultimo decennio, così come succede in quasi tutti paesi europei, noi abbiamo soldi da buttare, quindi mandiamo le schede a tutti.
Che senso ha, far votare cittadini italiani di terza o quarta generazione che non hanno mai messo piede sul nostro territorio, che oltretutto non pagano le tasse in Italia.
La crisi economica visti gli alti costi di ogni singola consultazione elettorale all’estero, potrebbe essere un’ottima occasione per cambiare, per esempio informatizzando il voto.
Ma un’occasione l’abbiamo appena persa lo scorso quattro dicembre, almeno i senatori dei collegi esteri sarebbero spariti e chissà quanto dovremmo aspettare alla prossima riforma ?
Ricapitolando, se fosse per me, io opterei per far votare solamente su esplicita richiesta così come è successo negli ultimi due referendum con gli elettori temporaneamente all’estero per motivi di studio, lavoro o cure mediche, solamente chi ha trasferito la propria residenza all’estero negli ultimi dieci anni.
La modifica della legge che regola la concessione della cittadinanza italiana in base allo ius sanguinis a tutti quelli che ne hanno i titoli e la richiedono, non è la via più semplice per modificare il voto dei cittadini italiani residenti all’estero.

Di., 17.01.2017 - 19:30 Permalink
Bild
Profil für Benutzer Marcella Heine
Marcella Heine Mi., 18.01.2017 - 17:03

La proposta di non conteggiare nel quorum per i referendum gli elettori residenti all' estero crea una distinzione tra elettori „di prima e di seconda classe“, che ritengo discriminatoria.
Anche l' idea di far votare (su loro esplicita richiesta) solo chi ha trasferito la residenza all' estero negli ultimi dieci anni non mi sembra nè semplice nè tantomeno equa. Personalmente sono residente in Germania da almeno trent' anni, ma ho sempre continuato a recarmi regolarmente in Italia e a mantenere lì stretti rapporti. Mi informo e seguo i fatti italiani come quelli tedeschi e pago regolarmente le tasse, oltre che naturalmente in Germania, anche in Italia: la tassa immobiliare, quella per la raccolta die rifiuti (che, pur vivendo in Italia solo per qualche mese, pago per tutto l' anno) e naturalmente le bollette per elettricità, gas, TV, Internet, telefono. Cito solo il mio caso, ma vale anche per moltissimi altri italiani residenti all' estero. Il limite „dieci anni di residenza all' estero“ mi sembra dunque sia da un punto di vista giuridico che di fatto piuttosto arbitrario. A parte questo, faccio anche presente che usare l' argomento di chi paga e non paga le tasse come criterio per permettere di esercitare il diritto di voto è di per sè problematico: in base ad esso si dovrebbe di conseguenza togliere il diritto di voto a cittadini italiani senza alcun reddito o con solo sussidio sociale – e anche ai non pochi cittadini che grazie a lavoro nero o a evasione continuata e sistematica si sottraggono all' obbligo di pagare le tasse. Per l' ultima categoria magari l' idea mi piacerebbe pure (scherzo naturalmente) ma è lo stesso di evidente assurdità. Anche la strada di una riforma della legge di cittadinanza che superi lo jus sanguinis non è sicuramente semplice, ma sarebbe forse più in grado di corrispondere alle reali condizioni di vita di chi vive all' estero.

Mi., 18.01.2017 - 17:03 Permalink