SALTO Presidente Kompatscher, sentiti da SALTO, i responsabili ONU hanno salutato con favore la collaborazione per l’allestimento del Centro per le minoranze presso il nuovo Polo bibliotecario, ma hanno detto, in sostanza, che il futuro è ancora tutto da scrivere. Domanda secca: sul tetto dell’ex Pascoli sventolerà la bandiera dell'ONU o no?
Arno Kompatscher: Ancora non lo sappiamo. Noi abbiamo concordato con l'Alto commissario dei diritti dell'uomo che le sue strutture nell'ONU ci danno una mano nell’allestimento del Centro. Loro innanzitutto vedono con grande favore questo centro di documentazione. Ci vedono anche come un punto di riferimento perché già da tantissimi anni le delegazioni di molti Paesi vengono qui per conoscere da vicino la nostra Autonomia. E perciò, ben volentieri parliamo di forme di collaborazione future. Però, nel rispetto di questa organizzazione che ha le sue procedure, non ha senso parlare di cose che loro devono ancora decidere. La collaborazione per l'impostazione del concetto del Centro per le minoranze è già in essere ma c'è anche la dichiarata volontà di approfondire per ulteriori forme di collaborazione continuativa. Tutto quello che è immaginabile, io lo sto immaginando, ma non ha senso parlarne prima che tutti i livelli dell’ONU abbiano deciso”.
Può raccontare come è nata l’idea? C’entra anche il suo buon rapporto personale con l’Alto commissario Volker Türk?
L’avvio della collaborazione lo dobbiamo anche a Fernand de Varenne, il precedente “rapporteur” speciale per le minoranze, perché in occasione delle celebrazioni per i trent'anni del rilascio della quietanza liberatoria da parte dell’Austria, c'è stato questo incontro tra i due ministri esteri, italiano e austriaco, e de Varenne nel discorso che fece disse: “You are talking about shared responsibility” tra Italia e Austria per questa soluzione che si è trovata, e cioè ha parlato di “una responsabilità” condivisa, e ha poi aggiunto: “You have also a responsibility to share. Cioè: avete anche una responsabilità di condividere con il resto del mondo questa esperienza positiva. E io ho colto la palla al balzo e mi sono detto: detto: “E’ vero, ci sentiamo un po' in dovere anche di restituire qualcosa alla comunità internazionale”. Perché è anche grazie alle Nazioni Unite che alla fine si è trovato un accordo, in quanto le due risoluzioni hanno riportato al tavolo delle trattative Roma e Vienna. Da quelle celebrazioni è scaturito il mio viaggio a New York dove ho incontrato Volker Türk. Nel suo discorso dedicato alle minoranze la nostra autonomia è stata indicata da Antonio Guterres come esempio. Il segretario delle Nazioni unite ha fatto proprio le congratulazioni all'Italia e all'Austria per questo "bellissimo esempio". Quindi con Türk ci siamo parlati, e da lì si è sviluppata questa idea, con l’intento anche di restituire qualcosa alla comunità internazionale e di rafforzare anche la nostra situazione. Lo trovo un modo per essere ancora più consapevoli che l’Autonomia è un bene prezioso, che va curato e va coltivato. Inoltre credo che il Centro possa essere anche un elemento interessante per il nostro sviluppo interno come comunità”.
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