La gara per il terreno ex Falck nella zona industriale di Bolzano, dove dal 1995 sorge lo stabilimento delle Acciaierie Valbruna, apre una partita decisiva per il futuro industriale del capoluogo altoatesino. Il bando, approvato a metà settembre dalla Giunta Provinciale di Bolzano su proposta dell'assessore allo sviluppo economico Marco Galateo, ha un valore di circa 150 milioni di euro e assegnerà per i prossimi cinquant’anni il diritto di superficie a una o più imprese, non necessariamente attive nel settore siderurgico. Le regole fissate dall'amministrazione hanno suscitato allarme tra lavoratori e sindacati, preoccupati per la sorte dell’azienda e dei suoi posti di lavoro.
Le Acciaierie Valbruna sono della famiglia Amenduni, proprietaria anche di uno stabilimento a Vicenza e due in America (negli Stati Uniti e in Canada). Sono il terzo contribuente dell’Alto Adige, occupano quasi 600 dipendenti e generano un indotto di oltre 5.000 posti e 550 famiglie. La concessione trentennale dell’area è scaduta il 3 settembre ed è stata prorogata di dodici mesi, in attesa dell’esito della gara. Ma se la gestione passasse ad altri, la produzione — circa 300.000 tonnellate annue di acciai speciali, che servono, tra le altre cose, a fare bisturi e materiali destinati al settore sanitario — potrebbe interrompersi.
La vicenda segna un bivio per la città: conservare la sua tradizione siderurgica o puntare a una riqualificazione dell’ex area Falck orientata a nuovi usi, con il rischio di perdere centinaio di posti di lavoro e un pilastro della sua identità produttiva. Per chiedere certezze sul futuro dello stabilimento, Cgil, Cisl e Uil hanno indetto una manifestazione per domani, martedì 7 ottobre, alla quale parteciperà anche il sindaco Claudio Corrarati.
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